Nato unita sull'Ucraina e 5% del Pil per la difesa entro il 2035

 Il vertice Nato che termina oggi a L'Aia è quello della 'pax trumpiana', di una distensione tra Stati Uniti ed Europa che potrebbe preludere a una conclusione positiva della partita dei dazi che si chiude la prossima settimana. Il presidente degli Stati Uniti, che in passato aveva minacciato di lasciare gli alleati da soli a sbrogliarsela con la Russia se non avessero aumentato la spesa militare, ha ottenuto che, nella dichiarazione finale, tutti i 32 membri dell'alleanza si impegnassero a investire il 5% del Pil in difesa, il 3,5% per il riarmo tout-court e il restante 1,5% in altri comparti legati alla sicurezza, dall'intelligenza artificiale ai trasporti.

Documenti simili vengono concordati dai diplomatici settimane prima e non c'e' molto spazio per modifiche. Tuttavia, alla vigilia del summit, Madrid aveva rubato la scena con la pretesa di aver ottenuto una deroga e di essere sicura di poter raggiungere gli obiettivi con appena il 2,1% del Pil. Il premier spagnolo, Pedro Sanchez, era arrivato addirittura a pubblicare la missiva con la quale, a sua detta, il segretario generale della Nato, Mark Rutte, gli avrebbe concesso tale eccezione, circostanza che l'ex premier olandese ha smentito, in una situazione alla 'Rashomon' in cui sono state offerte versioni opposte della stessa vicenda. Il timore era che la mossa di Madrid facesse proseliti e finisse per far saltare il vertice, un timore concretizzatosi quando, subito dopo, Belgio e Slovacchia si sono accodate alle richieste spagnole, per poi fare marcia indietro.

Nato, il 5% del Pil per la difesa entro il 2035

L'incidente non ha però prodotto grandi scossoni. Apparso isolato dagli alleati, Sanchez ha ribadito che non intende andare oltre quel 2,1% ma la dichiarazione finale l'ha firmata anche lui. Rutte, interpellato più volte sulla questione, ha affermato di "essere d'accordo sul non essere d'accordo" con l'inquilino della Moncloa.

Trump, che ha definito la Spagna "un problema", ha dato a Sanchez dello "scroccone" e ha minacciato di fargli "pagare il doppio" a suon di dazi. Per gli altri alleati, invece, Trump ha avuto parole di miele. Ha affermato di tornare a Washington con una "opinione differente" degli alleati dopo aver constatato "l'amore e la passione incredibili che hanno per i loro Paesi" in questo incontro "grandioso" e "commovente".

Rutte è stato accusato di piaggeria per i toni adulatori dell'sms inviato a Trump, e rivelato da Trump stesso, e per il siparietto in cui oggi lo ha chiamato "paparino" ma, da politico esperto, ha forse ritenuto che le lusinghe fossero necessarie a ben disporre un interlocutore così imprevedibile. 

 

La frase del presidente americano che gli europei avranno gradito di più ascoltare è però quella con cui li ha rassicurati sul suo impegno a sposare "fino in fondo" l'Articolo 5 che impiega tutti i Paesi della Nato alla mutua difesa in caso di attacco. Appena ieri, sull'Air Force One, Trump aveva sostenuto che ci potevano essere "diverse interpretazioni" dell'articolo che è il cuore del Trattato Nord Atlantico. Col senno di poi, una probabile tattica per evitare altre lamentele sul 5%.

E invece la dichiarazione finale sottolinea "l'impegno ferreo" degli alleati a difendersi l'un l'altro. Una menzione non solo retorica in un documento, più succinto del solito, che contiene un terzo passaggio molto importante: quello in cui la Russia viene definita una "minaccia di lungo termine" e viene ribadito il sostegno all'Ucraina nella sua lotta all'aggressione di Mosca. Anche questo non era scontato: fino a non molto tempo fa alcuni media sostenevano che Kiev non sarebbe stata nemmeno menzionata nel testo per non intralciare il tentativo di disgelo tra Trump e Putin. Tentativo che non ha finora avuto esiti di rilievo, dal momento che Mosca continua a bombardare e le uniche intese finora raggiunte tra i due Paesi in guerra riguardano gli scambi di salme e prigionieri.

Il presidente americano ha annunciato che chiamerà presto l'omologo del Cremlino nel tentativo di riaprire la trattativa per un cessate il fuoco e ha osservato che forse "e' mal consigliato". E, in conferenza stampa, ha promesso più batterie Patriot a Kiev, in risposta a una giornalista ucraina il cui marito è al fronte (e che Trump le ha chiesto di salutargli).

 

E molto positivo, a detta di entrambi, è stato l'incontro del magnate con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, con il quale ha ammesso di aver passato "momenti un po' difficili" (eufemismo per la celebre lite in diretta alla Casa Bianca) ma ha definito oggi un "bravo ragazzo". Zelensky, da parte sua, si è detto "soddisfatto" di un incontro "lungo e di sostanza". Fruttuoso anche il bilaterale con Mette Fredriksen, primo ministro della Danimarca, che diventera' la prima nazione a produrre armi ucraine sul suo territorio.

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