Truffa-lampo su Amazon: ecco il meccanismo nascosto che ha ingannato centinaia di utenti

Un’operazione sofisticata e rapidissima ha colpito il colosso dell’e-commerce, sfruttando vulnerabilità impreviste nel sistema di gestione dei pagamenti. In meno di due giorni, centinaia di utenti hanno effettuato acquisti spinti da sconti impossibili, mentre gli incassi, oltre 70mila euro, venivano dirottati verso conti esteri e sparivano nel nulla. Il processo ha portato alla condanna di una donna di 51 anni, ma molti tasselli del puzzle restano ancora senza una collocazione certa.

Un’offerta troppo bella per essere vera: così è iniziata la truffa

L’inganno ha preso forma attraverso inserzioni allettanti pubblicate sui marketplace stranieri di Amazon. Venivano proposti macchinari e utensili professionali a prezzi tagliati drasticamente, scatenando una corsa agli acquisti. I pagamenti, però, non finivano ai venditori ufficiali. Qualcuno aveva manipolato i sistemi digitali di Amazon Payments Europe, sostituendo l’IBAN legittimo con quello riconducibile alla donna indagata.

Il gesto richiedeva una conoscenza tecnica di alto livello e un accesso illegittimo alle infrastrutture digitali della piattaforma. L’attacco informatico ha permesso al truffatore o ai truffatori di convogliare tutte le somme su un unico conto, legato formalmente alla 51enne, nel giro di appena 48 ore.

Le anomalie scoperte troppo tardi

Gli acquirenti, inizialmente entusiasti, hanno cominciato a intuire l’inganno quando i prodotti non risultavano tracciabili. Niente notifiche di spedizione, nessun aggiornamento sullo stato degli ordini. Le proteste sono esplose, coinvolgendo anche l’azienda utilizzata come copertura nella truffa, ignara di tutto. È stato allora che sono scattate le indagini, coordinate dalle autorità finanziarie, che hanno individuato il conto corrente su cui erano stati versati i fondi.

Amazon ha dovuto rimborsare i clienti truffati, costretta a intervenire anche come parte civile nel procedimento giudiziario. Tuttavia, ciò che più colpisce è la precisione dell’attacco, eseguito in modo invisibile e rapidissimo.

Il processo: responsabilità isolate o complicità mai identificate?

La condanna per truffa in concorso è arrivata, ma il tribunale ha dovuto fare i conti con molte lacune. Nessun altro soggetto coinvolto è stato identificato con certezza. I fondi sono stati tracciati solo per un breve tratto: dopo essere transitati sull’IBAN intestato a questa donna., si sono dispersi in una rete di conti esteri. La difesa ha sostenuto che la donna non fosse che un capro espiatorio, privata delle sue credenziali bancarie da terzi sconosciuti.

Il caso rimane aperto sotto il profilo investigativo. Nonostante la condanna, è già stato annunciato un ricorso, fondato sulla presunta inconsapevolezza dell’imputata. Amazon, intanto, ha rinforzato le sue barriere informatiche per impedire che un simile attacco si ripeta, ma la vicenda resta un monito sull’effimera solidità della sicurezza digitale anche nei sistemi più avanzati.

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