I dazi presentano il conto a Bruxelles. Crolla del 10% l’export verso gli Usa

A volte i numeri parlano più chiaro delle dichiarazioni politiche. E quelli di giugno, diffusi ieri da Eurostat, dicono che la guerra commerciale con Washington sta già lasciando il segno. Le esportazioni europee verso gli Stati Uniti sono scese del 10,3%, mentre le importazioni americane hanno registrato un balzo del 16,4%. Risultato: il surplus Ue con gli Usa si è dimezzato in un anno, da 18,5 a 9,6 miliardi di euro. Il contraccolpo non riguarda solo il rapporto bilaterale. Nel complesso, il surplus dell’Ue con il resto del mondo è sceso a 8 miliardi, contro i 20,3 miliardi registrati a giugno 2024. Un ridimensionamento drastico, che accende l’allarme a Bruxelles.

Dietro la frenata ci sono i comparti più sensibili ai dazi. Il saldo positivo per macchinari e veicoli si è ridotto da 21,3 a 16,4 miliardi. Anche la chimica ha perso terreno, passando da 19,1 a 14,3 miliardi. Ma la flessione più clamorosa è negli “altri manufatti”: da un attivo di 1,9 miliardi si è passati a un deficit di 1,4 miliardi. Sono gli stessi settori che rientrano nel mirino tariffario di Washington. E gli operatori segnalano che la sola incertezza sta già minando le catene logistiche: i dati destagionalizzati mostrano che a giugno le esportazioni Ue verso i Paesi terzi sono calate del 2,3% su maggio, mentre le importazioni sono cresciute del 2,9%. Il saldo mensile, di conseguenza, è crollato da 12,7 a 1,8 miliardi.

Il contesto politico non aiuta. La dichiarazione congiunta Ue-Usa, che dovrebbe sancire l’intesa tariffaria raggiunta a fine luglio da Ursula von der Leyen e Donald Trump, resta bloccata. L’accordo prevedeva un taglio dei dazi sulle auto dall’attuale 27,5% al 15%, ma senza firma l’intesa rimane lettera morta. Secondo il Financial Times, lo stallo dipende dai contrasti sul linguaggio relativo alle “barriere non tariffarie”. Washington chiede margini di intervento sulle regole digitali europee, in particolare sul Digital Services Act, considerato troppo stringente per le big tech americane. Per Bruxelles, però, quel terreno resta invalicabile.

La partita, intanto, resta aperta sul fronte agricolo: ancora in sospeso il destino delle tariffe su vino e liquori, che pesano sull’export mediterraneo.

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